Con il termine “Sindrome Metabolica” si indica un insieme di fattori di rischio legati a condizioni che aumentano la possibilità di sviluppare patologie cerebro-cardiovascolari e diabete.
La sindrome metabolica presenta un rischio due volte maggiore di sviluppare malattie cardiache e cinque volte maggiore di sviluppare il diabete.
Sindrome Metabolica (SM) ed Obesità
La Sindrome Metabolica è strettamente correlata all’Obesità. Sono due condizioni sempre più frequenti nei paesi occidentali.
Fra i principali fattori di rischio si riscontrano la cattiva alimentazione e la sedentarietà che possono avere effetti negativi sullo stato di salute.
E’ di fondamentale importanza adottare idonei comportamenti e misure preventive adeguate.
Da recenti statistiche risulta che circa 22 milioni di italiani sono sovrappeso e di questi 6 milioni obesie circa 2 milioni obesi con diabete.
Un altro dato allarmante è la sempre più elevata incidenza nelle fasce di età più giovani. Circa un bambino su tre infatti risulta essere sovrappeso.
L’obesità, di conseguenza, rappresenta un serissimo problema di salute pubblica.
Altri fattori di rischio che caratterizzano la sindrome metabolica
Quali sono invece gli altri fattori di rischio che caratterizzano la sindrome metabolica che possono aumentare la possibilità di sviluppare patologie cerebro e cardiovascolari nonché il diabete?
Le condizioni che predispongono allo sviluppo della sindrome metabolica sono diverse:
- Presenza di una quantità eccessiva di grasso corporeo, specie a livello addominale, il cosiddetto grasso viscerale legato all’eccessiva circonferenza vita.
- Elevati valori di colesterolo ldl e trigliceridi nel sangue.
- Ipertensione arteriosa (valori pressori>140/90).
- Bassi livelli di colesterolo Hdl (il colesterolo cosiddetto “buono”).
- Resistenza all’insulina.
- Iperuricemia.
Più alto è il numero di condizioni di cui si soffre, maggiore è la probabilità di sviluppare la sindrome metabolica (tre fattori).
Inoltre, è da sottolineare che:
- il rischio di sviluppare la sindrome metabolica aumenta con il passare degli anni;
- se si soffre di diabete si è maggiormente predisposti allo sviluppo di questa sindrome;
- la predisposizione genetica e lo scarso esercizio fisico possono giocare un ruolo di una certa importanza nell’insorgenza della sindrome.
Grasso viscerale e grasso sottocutaneo
Come accennato in precedenza, la presenza di grasso viscerale in quantità eccessiva nel nostro corpo è una condizione agevolante la sindrome metabolica; pertanto, è di fondamentale importanza una attenta valutazione.
Il grasso viscerale innanzitutto va distinto dal grasso sottocutaneo che viene suddiviso in grasso bianco e grasso bruno. Il grasso bianco rappresenta l’80-85% del grasso corporeo ed è caratterizzato da cellule con funzioni di isolamento termico, immagazzinamento dell’eccesso di energia, protezione meccanica, sotto forma di trigliceridi, che può essere restituita come acidi grassi liberi. Il grasso bruno, caratterizzato da cellule adipose di colore scuro, è meno rappresentato a livello corporeo (si ritrova per esempio intorno al rene, nell’area ascellare e intorno ai grossi vasi) ed è coinvolto nella termoregolazione.
Il grasso viscerale o addominale, a differenza del grasso sottocutaneo, si accumula intorno ai visceri e agli organi della cavità addominale. Questo grasso è un vero organo endocrino in grado di produrre ormoni ed è responsabile di uno stato infiammatorio cronico di basso grado o silente. Quando è presente in eccesso, determina il rischio di insorgenza di ipertensione arteriosa, malattie cardiovascolari, resistenza insulinica e diabete tipo 2, ma anche di patologia tumorale.
Effetti negativi dell’obesità viscerale
Gli effetti negativi dell’obesità derivante da grasso viscerale sono legati all’eccesso di produzione di molecole che alterano la sensibilità all’insulina, la pressione arteriosa e la coagulazione del sangue. In tal modo, si sviluppa uno stato di infiammazione cronica cui concorrono i macrofagi che vengono richiamati nel grasso viscerale, dove si accumulano anche dopo la morte delle cellule adipose. Questi elementi producono interleuchina-6 (IL-6) ed il Fattore di Necrosi Tumorale-alfa (TNF-alfa) che si generano anche per l’aumento del grasso viscerale. Si ha anche incremento dell’Inibitore-1- dell’Attivatore del Plasminogeno (PAI 1), aumento della Leptina e diminuzione della Adiponectina.
Ormoni coinvolti
La Leptina, ormone della sazietà prodotto dalle cellule adipose, si comporta da regolatore dell’appetito a livello cerebrale. In presenza di obesità viscerale, però, si verifica resistenza e insensibilità dell’organismo alle azioni di questo ormone che ha azione mitogena, proinfiammatoria, antiapoptotica e angiogenetica.
L’Adiponectina che, all’opposto, riveste azioni protettive diminuisce in presenza di obesità viscerale. Nel grasso viscerale tende ad accumularsi anche il cortisolo che stimola la crescita delle cellule adipose e il rilascio di acidi grassi liberi. Il cortisolo e gli ormoni glicocorticoidi aumentano per stress fisico e psichico e sono responsabili dell’incremento della glicemia e della proliferazione delle cellule del grasso viscerale. Contribuisce all’incremento della massa grassa ed alla riduzione della massa muscolare anche la diminuzione dei livelli di testosterone. L’ obesità viscerale si associa ad incremento del colesterolo totale e di LDL.
Sindrome Metabolica, Obesità e tumori
La SM determina un aumento del rischio cardiovascolare, di diabete tipo 2, di malattie degenerative e può rappresentare un fattore eziologico per lo sviluppo, la progressione e la mortalità di alcuni tipi di tumore. Nel sesso femminile è associata al cancro dell’endometrio, del pancreas, della mammella (nella post menopausa) e del colon-retto (Esposito et al. 2012; Trabert et al. 2015). Nel sesso maschile aumenta il rischio di epatocarcinoma, del cancro del colon-retto e della vescica. Il rischio è in parte spiegabile per l’associazione con l’obesità, l’iperglicemia e il diabete (Esposito et al. 2012; Martinez Useros, 2016).
Esistono prove convincenti dell’esistenza di una relazione diretta fra obesità e cancro (endometrio, esofago, colon-retto, mammella nella post menopausa, rene) (Wolin et al. 2010).
Si stima che il 20% dei tumori sia causato da obesità (De Pergola e Silvestris, 2013).
I meccanismi che legano la SM e l’obesità al rischio tumorale, anche se non ben chiariti, possono essere correlati con lo stato infiammatorio sistemico di basso grado, l’incremento di citochine pro-infiammatorie, lo stress ossidativo, l’insulino-resistenza, l’incremento di IGF-1(Insuline-like Growth Factor-1) (Mendonca et al. 2015), l’incremento di ormoni sessuali (estrogeni) e la riduzione delle difese immunitarie.
Azioni preventive: dieta e movimento
Per contrastare la Sindrome Metabolica e la steatosi epatica si può ricorrere ad una dieta antinfiammatoria (ad es. la dieta mediterranea) e ad attività fisica quotidiana. Recenti studi dimostrano che il consumo di frutta e verdure ricche di flavonoli, flavanoli, antocianine, flavonoidi (mirtilli, fragole, mele, arance, tè, cipolle, etc.) si associa a perdita di peso ed ha azione preventiva (Bertoia et al. 2016).
Inoltre, 30 minuti al giorno di attività aerobica sono in grado di ridurre il grasso viscerale in eccesso, i trigliceridi ed il colesterolo LDL. L’ esercizio fisico quotidiano migliora il controllo glicemico, gli indici metabolici, combatte l’obesità e il diabete e riduce l’infiammazione.
Mangiare sano, in maniera regolare e svolgere una modesta, ma costante, attività fisica sono validi alleati per prevenire la Sindrome Metabolica.
Dott. Lorenzo Grandini
[fonte: DossierSalute.com]